LAOCOONTE E IL FATO DI TROIA (Verso 1) Sulle mura di Troia brillava l’aurora, tra le rovine di battaglie e dolor, quando i Greci lasciaron la spiaggia deserta, un dono rimase, scolpito nel cuor. (Verso 2) Era un cavallo di legno splendente grande e panciuto, con crine ridente Enorme, maestoso, che solo al vederlo il desiderio veniva di averlo (Pre-Ritornello) Ma un saggio avvertiva: “Non credete al nemico, l’inganno si cela in quel legno scolpito! Era Laocoonte che con i suoi figli ammoniva i troiani e dava consigli. (Ritornello) “Non fidatevi, Troiani, distruggete quel dono! Io lo giuro, è un inganno, che stolto non sono! fuggite, lasciate o rovina sarà, ché la fiamma nemica brucerà la città!” (Verso 2) Ma gli dèi eran ciechi, o forse beffardi, quando il veglio parlò, si destò la tempesta. Due serpenti dal mare vennero a riva, stringendo Laocoonte in un’ombra funesta. (Pre-Ritornello) E il popolo in preda al timore divino, accolse il cavallo nel sacro confino. (Ritornello) “Non fidatevi, Troiani, distruggete quel dono! Io lo giuro, è un inganno, che stolto non sono! fuggite, lasciate o rovina sarà, ché la fiamma nemica brucerà la città!” (Ponte) E giunse la notte, silente e oscura, e il legno si schiuse nel buio profondo. E Troia dormiva, sognando vittoria, mentre il fato rideva, schernendo quel mondo. (Fianle) Crollò così l'immortale città, tradita da inganni e cieco timore e il nome di chi urlò contro la sorte vive per sempre con il nostro stupore.